Che cos'è l'intercomprensione?

Con il termine “intercomprensione” si è soliti designare il fenomeno che ha luogo quando due persone comunicano tra loro con successo parlando ciascuno nella propria lingua.

Il processo di comprensione reciproca tra parlanti di lingue diverse, seppur spontaneo, può essere senza dubbio accelerato tramite un percorso guidato di insegnamento/apprendimento. La didattica dell’intercomprensione non si pone come alternativa all’apprendimento di tutte le abilità linguistiche di una o più lingue.

Rappresenta però un interessante approccio plurilingue all’apprendimento linguistico, nonché una prassi didattica per lo sviluppo della consapevolezza linguistica, che punta alla valorizzazione di tutte le lingue, in perfetta linea con il Quadro Comune Europeo di Riferimento per le Lingue (QCER).

Nel QCER si sottolinea, infatti, a più riprese, che le lingue non devono essere considerate come compartimenti stagni da affrontare e apprendere isolatamente, e che per “plurilinguismo” si intende l’integrazione di diversi repertori linguistici che non implicano necessariamente la completa padronanza di tutte le abilità.

Da un punto di vista della politica linguistica, l’intercomprensione permette la realizzazione concreta di un contesto europeo plurilingue e pluriculturale, sostenendo la diversità come alternativa a una sola lingua di comunicazione.

Dal punto di vista delle competenze linguistiche, l’intercomprensione parte dallo sfruttamento della vicinanza linguistica. Per comprendere un testo in una lingua, gli apprendenti appartenenti allo stesso gruppo linguistico dispongono di numerosi elementi (lessicali, fonologici, morfologici, sintattici) ai quali si aggiungono gli indizi discorsivi, testuali o culturali legati a una determinata comunità linguistico-culturale.

Questi elementi però sono di solito poco sfruttati perché si tende a considerare la vicinanza linguistica un problema piuttosto che una risorsa. Troppo spesso prevale ancor oggi l’idea che bisogna dimenticare la propria L1 (lingua materna) per fare posto alla L2 (seconda lingua), e che l’influenza della L1 è soprattutto fonte di errore. Questo retaggio ci porta a parlare dei “falsi amici” e ad ignorare i “veri amici”, cioè tutti i casi in cui la trasparenza fra le lingue è evidente. Uno dei principali obiettivi della didattica dell’intercomprensione è proprio quello di far apparire in tutta la sua evidenza la vicinanza e quindi la somiglianza tra le lingue, in modo da accrescere le capacità di comprensione.

Dal punto di vista delle competenze operative, l’intercomprensione si basa sulle competenze parziali. La nozione di ‘competenza parziale’, già da tempo preconizzata da Claire Blanche-Benveniste, ritorna a più riprese nel QCER e costituisce oggi un pilastro del nuovo approccio all’insegnamento/apprendimento. È infatti all’origine delle ricerche sulla valutazione delle competenze e sulla nozione di Portfolio linguistico, nonché dei profili di competenza delineati proprio nel QCER.

Questa nozione permette di separare le diverse abilità linguistiche, isolando ad esempio le abilità di comprensione dello scritto o dell’orale. Non è sempre facile isolare le differenti componenti della competenza linguistica, che sono strettamente interdipendenti. È tuttavia evidente che vi sia modularità delle abilità: gli apprendenti raggiungono infatti molto più rapidamente la competenza di comprensione rispetto a quella di produzione. Ed è proprio l’evidente dislivello tra capacità di produzione e capacità di comprensione (rilevato peraltro anche nel caso di lingue non affini) una delle nozioni cardine dell’intercomprensione.

Dal punto di vista delle competenze generali, l’intercomprensione ricorre alla trasversalità degli apprendimenti e alle conoscenze già presenti. Lo sfruttamento della vicinanza linguistica da un lato e l’obiettivo di una competenza parziale dall’altro permettono di delineare una prospettiva trasversale. L’estensione di questa procedura a più lingue di una stessa famiglia è estremamente facile e fruttuosa. Si può pertanto puntare alla comprensione dell’insieme delle lingue di una stessa famiglia. Lo studio parallelo di più lingue, anche se non approfondito, porta ad un arricchimento linguistico, cognitivo, culturale e umano estremamente stimolante, come EuRom5 dimostra.

Nell’ultimo decennio del secolo scorso, alcune università europee hanno cominciato a elaborare materiali volti allo sviluppo di un apprendimento delle lingue secondo i principi dell’intercomprensione. Una di queste équipe diretta da Claire Blanche-Benveniste ha dato origine a EuRom4.