Sorprendente ritrovamento sul litorale laziale. “Nello”, guerriero preistorico sulla spiaggia di Nettuno Il 16 maggio scorso, a Torre Astura, durante una perlustrazione aerea, i carabinieri hanno notato quella che, a prima vista, sembrava una spaccatura del terreno provocata dall'erosione marina. Un’analisi più dettagliata ha portato invece alla scoperta di uno scheletro di un uomo, alto 1,70 m e praticamente completo, assieme a un ricco corredo funebre risalente al III milennio a.C. Il corpo, in perfetto stato di conservazione, non presentava i piedi, già inghiottiti dal mare, lo stesso destino sarebbe capitato al resto dello scheletro se nessuno avesse notato il sito e la marea si fosse alzata prima di poter effettuare lo scavo.
La scoperta può essere paragonata per importanza antropologica a quella dell'uomo di Similaun, ribattezzato Oetzi, scoperto nel 19 settembre del 1991 tra i ghiacciai delle Alpi Venoste. Se Oetzi era un pastore, lo scheletro rinvenuto alle porte di Roma potrebbe essere un guerriero. Infatti oltre a sei vasi di ceramica fine, sono state rinvenute nel corredo due pugnali di selce, con lame lunghe 11 e 14 cm, e una punta di freccia, posata sul petto. Quest'ultima, assieme alla posizione innaturale in cui è stato trovato lo scheletro e ai segni sul costato e il bacino, sembrerebbero le prove di una morte violenta.
Come nel caso dell'uomo di Similaun allo scheletro è stato attribuito un nome: Nello, in onore dello scopritore. L'importantissimo ritrovamento è stato presentato dal colonnello dei carabinieri per la tutela dei beni culturali Raffaele Mancino, assieme alla sopraintendente archeologica della Regione Lazio, Marina Spelli, e a Francesco Di Mario, responsabile archeologico dell'area.
L'eccezionalità di Nello è dovuta al fatto che si tratta del primo esempio di una tomba del periodo eneolitico in quella parte del Lazio, già frequentata nel paleolitico. La prima datazione attribuirebbe al reperto un'età di circa 5000 anni, cioè nel mezzo tra il neolitico e l'età del bronzo. Il reperto verrà trasferito nel laboratorio del Santuario di Ercole vincitore presso Tivoli, dove gli archeologi potranno eseguire un’analisi più approfondita.
Bisognerà anche vedere se la tomba ritrovata è isolata o fa parte di un complesso di tombe dell'epoca. Da Nello e da queste ulteriori indagini potrebbe essere fatta un po' di luce sul periodo detto protolatino, di notevole interesse storico ma purtroppo ancora poco conosciuto, in cui l'antico Lazio era già un importante centro di commerci e scambio di culture.

Pressweb
02.08.2009
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